di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda
Musiche: Lorenzo Scuda
Regia: Gioele Dix
Produzione: Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Malguion Srl
Interpreti: Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli
Trieste, Politeama Rossetti 17 aprile 2012
La loro versione dei Promessi Sposi in 10 minuti, cliccata da milioni di persone su YouTube, rimane memorabile. E poi gli show teatrali, gli istant book, l'esperienza televisiva di Zelig, la lectio dementialis - sempre di argomento manzoniano - ospitata nei maggiori licei italiani... sono le tappe di un successo scontato che premia "i cinque miracolati dalla banda larga, i cinque punti del governo del cantare, i cinque gradi di separazione fra Tito Schipa e Fabri Fibra" ovvero gli Oblivion. Gli scanzonati "cantattori" (Graziana Borciani, Davide Calabrese, Fancesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli), che attingono all'archivio musicale italiano lungo un secolo e lo manipolano, deformandolo con spassosa creatività per dar vita a gag e scenette dall'ironia graffiante, tornano con un altro spettacolo esplosivo: "Oblivion Show 2.0 - Il sussidiario".
Diretti ancora una volta da Gioele Dix, mantengono la loro caratteristica cifra comica legata alla parodia della canzone, rivendicando come numi tutelari il Quartetto Cetra, Rodolfo de Angelis, Giorgio Gaber e i Monty Phython, ma propongono un repertorio più maturo, con numeri e performance calati in contesti sempre più diversi e dalle cifre sempre più varie. Come un buon sussidiario, cimentandosi con il canto, il cabaret, il ballo e il mimo, impartiscono lezioni surreali di tutte le materie: dal solfeggio alla letteratura italiana, dalla storia alla satira politica, sferzando in modo indiretto ma impietoso la nostra realtà quotidiana e i suoi sbilenchi personaggi.
Giocano a cambiare le parole dei brani famosi, sfruttandone i passaggi più noti e indugiando su variegati stili musicali, da Bollywood ("Tutti quanti voglion fare yoga") al rap ("Una zebra a pois"), dal cafè chantant alla techno.
Piace sempre di più la loro rilettura in pillole dei classici italiani: Pinocchio, in cui il Gatto e la Volpe sono dei "falsi invalidi" e Lucignolo è gay, e, soprattutto, la Divina Commedia in 6 minuti, che propone una Beatrice che guida col satellite, un Caronte che canta "Anima mia" dei Cugini di Campagna e la coppia di Paolo e Francesca legata con la moda giovanilistica del lucchetto dove l'acronimo 3MST sta per "tre metri sotto terra"... E poi ancora il gioco degli abbinamenti sonori impossibili che fonde Lady Gaga con Bach, i Beach Boys con Massimo Ranieri e Papa Ratzinger con Zucchero, ma anche quello delle canzoni mimate o intonate da improbabili boy scout per riprodurre un vinile graffiato. Esilaranti, infine, i siparietti "politici": quello dell'intrigante Burlesque che adombra Berlusque, dell'efficiente ventennio in cui "i treni arrivavano in orario" e dei buffi modaioli radical chic.
Davanti ai virtuosismi di questi "madrigalisti post-moderni" non si può proprio resistere. Intelligenti, sottili, mai volgari, hanno talento da vendere e la loro popolarità è destinata sicuramente a crescere.
Elena Pousché