Di Joël Pommerat
Regia di Enrico Torzillo
Con: Anna Bisciari, Jacopo Carta, Vanda Colecchia, Eny Cassia Corvo, Chiara Di Lullo, Leonardo Di Pasquale, Maria Vittoria Perillo
Light Designer: Pasquale Mari
Scene e costumi: Francesco Esposito
Supervisione canora: Joana Estebanell Milian
Sarta di scena: Valeria Forconi
Fonico: Akira Callea
Direttore di scena: Alberto Rossi
Foto di scena: Manuela Giusto
Video: Carlo Fabiano
Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
Roma – Teatro Studio Eleonora Duse 18 Novembre 2022
Questa Cenerentola di Pommerat, firmata dal giovane e bravissimo regista Enrico Torzillo, ha tutto fuorché della favola. Un po’ per il testo originario. Un po’ per l’impostazione. Un’impostazione davvero felice. Perché malgrado ci si trovi di fronte a una rappresentazione dai toni scuri, volutamente dark, in realtà si ride dall’inizio alla fine. In tal senso, sia Torzillo che gli interpreti principali hanno saputo orchestrare bene i vari aspetti ironici di questa Cenerentola.
La protagonista della storia non ha nulla dell’adolescente tipica di questa fiaba che tutti possono immaginare. In realtà, si tratta di una ragazza che interpreta male l’ultimo messaggio che la madre le ha dato in punto di morte: di pensarla ogni qualvolta questo la farà sentire felice e di farlo comunque in modo sereno e gaio. Cenerentola cosa capisce? Che dovrà pensare alla madre a intervalli regolari, tutti i giorni per tutta la sua vita, per tenerla viva. A tal proposito, per evitare di dimenticarsi, si fa comprare dal padre una sveglia da polso che ogni ora si attiva suonando una musichetta che a lungo riesce odiosa a chiunque la ascolti.
E non è tutto. Perché Cenerentola, ogni notte, per addormentarsi ha bisogno di avere con sé il vestito da sposa della madre messo su un manichino.
Ma le stranezze non finiscono qui. Perché quando la matrigna, seconda moglie del padre di Cenerentola, dirà a quest’ultima di occuparsi di pulire la cucina e di eliminare tutti i residui di grasso, lei ne sarà ben felice. Ciò che manderà ai matti la matrigna, vistasi spossessata del suo ruolo naturale di cattiva della situazione.
Vanda Colecchia ha tratteggiato una Cenerentola dolce e folle al contempo. Ma si tratta di una follia che non ha mai eccessi, e che non esterna esagerazioni. Tutto è permeato da un bellissimo senso della misura. Un equilibrio interiore bislacco, che permette alla Collecchia di traghettare il suo personaggio verso una consapevolezza: rendersi conto, cioè, che deve tornare a vivere nonostante sua madre non ci sia più.
Anna Bisciari da bravissima attrice quale si è dimostrata in più occasioni, ha dato vita ad una matrigna spassosa, divertentissima. In scena, alla Bisciari basta atteggiare il corpo in una certa maniera, strabuzzare gli occhi in modo sornione e giocare di controtempo nel dire le battute per suscitare divertimento ed ironia nel pubblico. Così facendo, la Bisciari ha tratteggiato una matrigna la cui cattiveria è solo la prima molla della comicità: una crudeltà impacciata, a tratti grottesca, mai oscura.
Chiara Di Lullo è stata molto brava, e altrettanto divertente, nell’impersonare una fata turchina distratta e incapace anche della più semplice magia. E anche in questo caso, giuocando su controtempi comici ben gestiti.
Una bellissima Cenerentola questa di Torzillo, che è alla sua prima regia. Quando, come in questo caso, ironia e leggerezza si accompagnano a buon gusto, intelligenza, senso della misura, il teatro – il grande teatro – è pronto a tornare fra noi.
Pierluigi Pietricola