di Massimo Lopez e Tullio Solenghi
con la collaborazione di Giorgio Cappozzo
con Massimo Lopez, Tullio Solenghi
con la Jazz Company diretta dal Maestro Gabriele Comeglio
produzione International Music And Arts
Vicenza, teatro Comunale, 17 gennaio 2024
Non tradisce le aspettative il duo comico Massimo Lopez e Tullio Solenghi, e riparte, dopo il grande successo dello scorso spettacolo, come garanzia in questi casi lo stesso loro nome e l’esperienza. Siamo a Vicenza, al teatro Comunale, è un fuori abbonamento ma la grande sala è esaurita, e sarà fino alla fine un continuo far di risate e applausi. Incrociatisi al Teatro Stabile di Genova, i due in seguito formeranno il Trio con l’indimenticabile Anna Marchesini, altro pilastro della formazione. Ma Lopez e Solenghi, dopo la scomparsa precoce e dolorosa della Marchesini quasi otto anni fa sembra quasi abbiano tenuto fede a una specie di promessa fatta alla collega, continuare un percorso per far sempre ridere il pubblico. Lo show deve continuare, la vita di chi rimane anche. Ed eccoli qui, dunque, in piena forma, in questo nuovo evento dal titolo Dove eravamo rimasti, che di fatto riprende un vasto repertorio allargato e allungato, con, sul palcoscenico, l’ausilio importante della Jazz Company, cinque musicisti diretti da Gabriele Comeglio. L’arte dei comici è sempre da rispettare, levandosi quel famoso chapeau quando il repertorio è osservato con una certa maestria. Niente a che vedere dunque, qui, con una comicità di largo e volgare raggio, Lopez e Solenghi sanno bene il fatto loro, e le gag e i personaggi proposti, le canzoni cantate dal crooner Lopez (sempre in modo magistrale) fanno di questo spettacolo un piacevolissimo rendez vous di quasi due ore. Si ride, si sorride, ci si emoziona per il ricordo della loro compagna d’avventura professionale, certo il momento più toccante. Anche perché giunge con un brano che assieme interpretano, di una dolcezza sconfinata, che è di Gianmaria Testa, un altro artista venuto a mancare troppo presto, Dentro la tasca di un qualunque mattino, che regala un ennesimo saluto, anche se la Marchesini siamo certi che per loro è sempre presente. Insomma uno show con tutti i crismi necessari, brillantemente comico, con un inizio fumogeno, che dovrebbe aiutare a far ridere di più, con sostanze che agiscono per la percezione comica, ed è già una battuta a cui la gente partecipa con grandi risate. E’ vecchia scuola comica nel senso ottimo della parola, e seppur non si tratta di quella milanese, strampalata e surreale, di Jannacci e Cochi e Renato, e dei loro amici-colleghi, è molto solida e apprezzabile. Sfilano via con un bel ritmo, continuo, illusione ottica (i posteriori nudi di entrambi che svaniscono), dell’ottima musica, qualche volta interrotta per delle gag, la solidità artistica anche come cantante di Massimo Lopez, e quella tridimensionale, si potrebbe dire, di Tullio Solenghi. E ancora, il verso che i due, a turno, fanno al professor Sgarbi, commentando dei quadri a loro modo, a Giacomo Leopardi e alla sua A Silvia, declamata in una miriade di dialetti, alle nuove intelligenze artificiali Alexa e Siri. Non mancano le parodie dei personaggi forse a loro più consoni, come il Presidente Mattarella, Papa Bergoglio, Maurizio Costanzo, Papa Ratzinger (in video), il giornalista Mughini: Lopez, proprio come un vero crooner, canta canzoni che sono nelle sue corde da sempre, oltre a My way, Send in The clowns, That’s life, Lady is a Tramp, mentre Solenghi risponde con un brano d’epoca, Conosci mia cugina, uno swing degli anni Quaranta delizioso. Divertente, che fa pensare a dove siamo arrivati col politicamente corretto, le narrazioni di due favole, Cappuccetto rosso e Biancaneve e i sette nani, con termini da cambiare per rimanere giusto in tema di un nuovo moralismo. Ed è di ottima fattura, rivisitato da due comici come loro, lo sketch Il dentista, un classicissimo del mondo dell’avanspettacolo basato su un equivoco di fondo, che sa strappare risate di gusto al pubblico. Dulcis in fundo la declamazione di alcuni termini di un fantomatico Dizionario dei significati, sempre a modo loro, naturalmente. Il numeroso pubblico a questo punto non può che andare a casa felice di una serata molto divertente. Francesco Bettin