Liberamente tratto dall’opera omonima di Marguerite Yourcenar
Adattamento e regia: Enrico Torzillo
Con: Paolo Madonna, Vincenzo Palladio, Maria Grazia Trombino
Sound Design: Riccardo Ranzani
Foto di scena: Vincenzo Fucci
Foto di locandina: Vincenzo Palladio
Grafica: MAD7
Roma – Teatro di Documenti 2-4 febbraio 2024
Tra i giovani registi che si stanno affacciando sulla scena teatrale, Enrico Torzillo è senza dubbio il più coraggioso e originale. Ha sempre idee insolite, rispetto all’attuale contesto drammaturgico, che fanno discutere e pensare. Non solo per gli spettacoli che realizza, ma anche per le scelte dei testi. Questa volta ha optato per un lavoro di Marguerite Yourcenar: Fuochi – in scena al Teatro di Documenti –, che la scrittrice non avrebbe voluto far leggere a nessuno. Una raccolta di liriche e prose con un tema comune: la passione amorosa non corrisposta. L’idea per un testo così insolito, e ardito visti tempi in cui fu scritto, la Yourcenar la prese suo malgrado da un’esperienza che visse in prima persona: un amore non corrisposto da un uomo – che si scoprirà essere il suo editore – il quale, a sua volta, era attratto dagli uomini più che dalle donne. Ci si può immaginare lo stato in cui, saputa la cosa, la Yourcenar venne a trovarsi: un misto di tenebra ed odio, di risentimenti e dolore, di rassegnazione e sofferenza latente che colora di grigio ogni più piccolo gesto della quotidianità. Come superare tutto questo? La scrittura è, certo, la migliore medicina. E così, di poesia in prosa, attraverso una serie di figure mitologiche e della storia: Fedra, Achille, Clitemnestra, Maria Maddalena, Saffo ed altre tutte aventi a che fare con amori turbolenti e non sereni, si può dire che la Yourcenar sia riuscita a incapsulare dentro una narrazione la sua dolorosa vicenda e a superarla in qualche modo. Ma come trasformare tutto ciò in teatro? Torzillo è partito col raffigurare il dolore della scrittrice come un inferno. Ma, lo sanno tutti, nell’inferno ci sono i dannati. E tra le tante figure mitologiche evocate dalla Yourcenar chi metterci? Ne sono state scelte tre: Maria Maddalena, Clitemnestra, Faone (colui che non ricambiò l’amore della poetessa Saffo). Tutti e tre sono rappresentati come personaggi degli inferi, con contorni degli occhi neri che risaltano sullo sfondo bianco dei loro visi. Clitemnestra e Maria Maddalena vestono addirittura di nero e parlano con voci stridule, come se fossero streghe. Faone invece indossa ciò che resta di una tunica: un cencio tutto strappato, con brandelli che pencolano ad altezza della vita. I tre, raccontando le loro vicende, si rivolgono a un’immaginaria corte che li ascolta. Il tutto avviene in un’atmosfera nebbiosa, priva di luce, con gli spettatori disposti ai lati del palcoscenico come tanti membri di un’immaginaria giuria che sono lì ad ascoltare per poi emettere il verdetto. Paolo Madonna (Feone), Vincenzo Palladio (Clitemnestra) e Maria Grazia Trombino (Maria Maddalena) si sono dimostrati attori di notevole bravura: per la gestione del corpo, della voce, dell’espressione del viso, per il ritmo. Sono riusciti, rispettando l’oscurità del testo e dell’adattamento, a imprimere – dove possibile – leggerezza e ironia ai personaggi, rendendoli qui e lì favolistici. Una chiave recitativa molto bella e originale. Pierluigi Pietricola