di Warren Adler
Traduzione di A.Brancati e E.Luttmann
Interpreti: Ambra Angiolini, Matteo Cremon, Massimo Cagnina, Emanuela Guaiana
Scenografia di Laura Benzi. Costumi di Alessandro Lai
Luci di Pasquale Mari. Musiche di Arturo Annechino
Regia di Filippo Dini
Produzione: Valerio Santoro per La Pirandelliana
in coproduzione con Goldenart Production S.r.l. e Artisti Riuniti S.r.l.
al Vittorio Emanuele di Messina dal 12 al 14 gennaio 2018
Ormai per qualunque lite seria tra marito e moglie in cui entrambi rischiano di farsi molto male addirittura d'andarsene all'altro mondo, si fa riferimento a La guerra dei Roses, film del 1989 diretto da Danny De Vito, con Michael Douglas e Kathleen Turner basato sul romanzo The War of the Roses di Warren Adler, che più tardi scriverà un copione per il teatro, tradotto dall'accoppiata Brancati-Luttmann, messo in scena in Italia da Filippi Dini con Ambra Angiolini e Matteo Cremon nei ruoli principali di Barbara e Oliver e transitato adesso dal Vittorio Emanuele di Messina. Inizia maluccio lo spettacolo con quel grande drappo marrone situato sulla parte mediana del palco con sole due poltrone ai lati e i due protagonisti che appaiono scamiciati come sbucati da aldilà turbolento pronti a raccontare del perché si trovino in quello status. Poi si riprende (lo spettacolo) quando cade giù quella barriera di tessuto e la scena di Laura Benzi trasporta i protagonisti all'interno d'uno spazio occupato da un grande lampadario centrale di cristallo, simile a quello del film, una serie di usci sghembi visti in prospettiva e una scala con parapetto in legno che conduce al piano superiore. Credo che il plot faccia parte ormai dell'immaginario collettivo e lo spettacolo col medesimo titolo, in due tempi per 135 minuti, ricalchi quanto si racconta nel film con poche varianti: come la mancanza della governante Susan, ma è presente Gavin (De Vito) interpretato qui interpretato da Massimo Cagnina, pure in altri ruoli, ed è presente Emanuela Guaiana, amica di Barbara ma pure una sorta di avvocato o sua consigliora. Gli inizi tra Barbara e Oliver sono tutti fiori e cuori. Comprano all'asta due statuine in ceramica, si sposano, hanno due figli, lui fa l'avvocato di successo, lei individua una casa che compra con i soldi del marito e che abitano felici e contenti. Dopo diciotto anni di alti e bassi, lei decide che non vuole più vivere all'ombra di questo marito di successo, e pensa bene di intraprendere un'attività di catering. Un brutto giorno lui si sente male, ha un'ernia iatale scambiata per infarto, viene ricoverato in ospedale e lei mentre sta andando a trovarlo, decide di fermare la macchina, di tornare indietro, provando una sorta di sadica felicità nell'immaginare che il marito possa essere morto. Gli rivela poi che non l'ama più, che vuole il divorzio e pure la casa. L'amico avvocato Gavin consiglia Oliver di lasciare la casa alla moglie, ma lui risponde picche e da qui in avanti inizia La guerra dei Roses fatta di dispetti, umiliazioni e rifiuti. Lui investe la gatta della moglie e lei lo sta quasi ammazzando intrappolandolo nella sauna. Lui mette dei purganti nelle pietanze degli amici della moglie invitati a cena che fuggiranno nei bagni di casa e nel giardino adiacente e lei si vendica distruggendogli la Ferrari a colpi di mazza. Durante una specie di tregua con i bicchieri pieni di vino lei gli dice che ciò che sta gustando è il patè del suo cane ucciso in precedenza (ma non è vero) e lui nell'acceso diverbio che segue cercherà di sedurla per terra, ricevendo in cambio una pedata nelle parti basse. E quando lei fuggendo gli farà cadere a terra una di quelle preziose statuine chiudendosi nella sua stanza, lui segherà alcune parti del parapetto e una volta fuori lei cadrà nel vuoto attaccandosi al lampadario e stramazzerà a terra colpendo in pieno il marito uccidendolo e morendo lei a sua volta. Uno spettacolo che serve da monito a quanti decideranno di divorziare e che se non vorranno fare la fine dei Roses abbassino la guardia e concedano un po' più di quanto spetterebbe all'altro. Ambra Angiolini che di strada ne ha fatta sia in tv che al cinema, qui è brava, molto a suo agio nel ruolo di Barbara, interpretando il personaggio con innata ironia che talvolta si tramuta in sarcasmo e con un filo di cattiveria che è solo un suo modo d'essere sincera nella vita come in teatro. Le è a fianco un convincente Matteo Cremon che nonostante subisca le angherie della moglie le vuole sempre bene, risultando particolarmente cocciuto nel non dare alla moglie alcun vantaggio e alla fine male gliene incoglierà.
Gigi Giacobbe