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Un disegno e l’interpretazione da parte di un adulto. Comincia così l’avventura del “Piccolo Principe” alla scoperta del bambino che c’è in ognuno di noi. Vedevano un boa che digeriva un elefante? No, la maggior parte vedeva un cappello perché non sapeva andare oltre l’immaginazione. Così viaggiare tra i pianeti permetta al protagonista del racconto, nato nel 1943 dalla penna di Antoine de Saint-Exupéry, di visitare nuovi posti e conoscere tante persone rendendosi conto che l’uomo è un pianeta che si isola nelle sue certezze che non sempre rappresentano la realtà.
E il regista Stefano Genovese ha interpretato le sue avventure con uno spettacolo teatrale pieno di luci e musica, pianeti, profumo di rosa e interessanti osservazioni per far trascorrere un’oretta mezzo di riflessione e svagatezza per grandi e piccini. 
Dopo il successo ottenuto lo scorso anno, ha venduto 60.000 biglietti toccando le città di Roma, Bologna, Torino, Firenze e Milano, lo spettacolo, prodotto da Razmataz Live, ha continuato il suo tour nel 2024 per fare tappa anche a Ravenna, Torino, Napoli, Milano, Messina, Genova e Reggio Calabria.
Sul palco non solo attori, ma artisti che abbracciano diverse discipline dell’arte in equilibrio tra prosa, musical, arte circense e installazione, offrendo diversi linguaggi come la narrazione, la musica, il canto, la scenografia.
Quello di de Saint-Exupéry è un racconto senza tempo e senza limiti geografici e di gradimento, basti pensare che rappresenta il libro più tradotto dopo la Bibbia (oltre 500 lingue e dialetti) e ha venduto più di 200 milioni di copie in tutto il mondo (19 milioni solo in Italia), tanto da meritarsi di essere inserito da “Le Monde” tra i migliori libri del XX secolo. Insomma un classico che ci lancia di volta in volta messaggi immediati ma che spesso dimentichiamo. 
La semplicità di quando eravamo bambini ce la portiamo dentro, ogni adulto diventa l’uomo che è perché ha affrontato la propria infanzia ma molti la dimenticano o forse non sanno affrontare i mostri del passato, ecco perché il Piccolo Principe, eterno bambino che continua a farsi domande ed a porsi obiettivi, può rinfrescarci la memoria con la naturalezza che un giorno apparteneva anche a noi. Vale la pena dunque di andare a vedere questo spettacolo perché ci conduce con la mano in una narrazione onirica e introspettiva, buona la recitazione, belle le performance, più incerto talvolta il canto, la scenografia è molto ambiziosa ma non in tutte le scene riesce a rendere in pieno quanto promette e qualche piccolo inconveniente non è passato inosservato ma, come detto, l’intera impalcatura riesce a restituire un prodotto che uscendo dal teatro si avrebbe la voglia di rivedere da capo.

 Simona Buonaura