regia Peter Stein
di William Shakespeare
traduzione Alessandro Serpieri
riduzione e regia Peter Stein
con Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Paolo Graziosi,
Andrea Nicolini, Graziano Piazza, Almerica Schiavo, Giovanni Visentin,
Marco De Gaudio, Vincenzo Giordano, Luca Iervolino, Giovanni Longhin,
Michele Maccaroni, Domenico Macrì, Laurence Mazzoni
scene Ferdinand Woegerbauer
costumi Anna Maria Heinreich,
luci Roberto Innocenti
assistente alla regia Carlo Bellamio
produzione Teatro Metastasio di Prato
con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Prato
Napoli, Teatro Mercadante dal 5 all'8 dicembre 2017
Ritrovarsi a una replica pomeridiana del Richard II diretto da Peter Stein è un piacere a sé, perché di solito gli spettacoli al pomeriggio sono ad appannaggio delle scolaresche. Essendo la regia curata da Stein molto fedele alla tragedia di William Shakespeare, si immagina che gli studenti abbiano modo di osservare i personaggi incontrati tra le pagine dei libri mentre prendono vita in palcoscenico (sentendosene, quindi, più facilmente coinvolti). Anche i dialoghi sono straordinariamente vicini a quelli del Bardo, non solo nelle parole ma anche nella recitazione austera e solenne: una battuta dopo l'altra, si ricostruisce il clima di sanguinaria violenza intorno alla corona inglese raccontato da Shakespeare; la spirale senza fine, tale per cui il congiurante che uccide senza pietà il sovrano per appagare la propria sete di potere sarà a sua volta re e a sua volta assassinato da un nuovo e altrettanto ambizioso omicida. Non c'è parentela, né legame di sangue che possa arrestare la catena mortifera, anzi: i delitti più efferati si consumano all'interno della stirpe regale stessa, tra fratelli, tra genitori e figli, per raggiungere il dominio assoluto. Nulla possono le lacrime di madri e vedove inconsolabili.
Lo spettacolo prodotto dal Teatro Metastasio di Prato, già andato in scena con successo in alcune città come Verona, approda al Mercadante di Napoli nel ponte tra il 5 e l'8 dicembre. Sono molti gli elementi a rendere questo allestimento una viva ed emozionante rilettura dell'opera originale: attraverso la scenografia lineare, rigorosa e un po' cupa, ma anche i costumi – minimalisti e carichi di dettagli significativi – la messinscena si apre agli spettatori come un prezioso volume con le figure in rilievo. La trama è ben nota: subito dopo la misteriosa morte di Thomas Woodstock, duca di Gloucester, i nobili Mowbray e Bolingbroke si sfidano a duello, accusandosi a vicenda dell'omicidio; ad arbitrare la tenzone è il sovrano Riccardo II, che finisce col condannare entrambi i contendenti all'esilio. Bolingbroke, però, approfitta dell'improvvisa partenza di Re Riccardo (suo zio diretto) per auto-sospendersi l'esilio e rientrare in patria: il giovane vuole prima di tutto riappropriarsi dei suoi averi (confiscati dalla corona) e poi approfittare del malcontento serpeggiante tra aristocratici e popolo per rovesciare Riccardo. Il sovrano giovane e tracotante ha una condotta lasciva, «spende più in tempo di pace che in guerra» per i propri piaceri e dissipa i tesori del regno, fino a decidere di darlo in appalto. Sono in molti, dunque, a voler reagire a una svendita talmente vergognosa e inaccettabile.
Particolarmente toccante il monologo in cui Paolo Graziosi, nei panni dell'anziano e moribondo zio di Riccardo II, cerca disperatamente di fare in modo che il monarca si ravveda. Allo stesso modo è notevole la recitazione di Maddalena Crippa, una donna che non solo indossa le vesti ma sa votarsi completamente al protagonista maschile: fiera e altisonante nel primo atto, quando Riccardo vive nel culto di sé e del proprio potere, altrettanto fredda ma dimessa nelle fasi finali (quando Riccardo è ormai posto di fronte alla propria sconfitta e fine imminente).
Uno spettacolo essenziale e rispettoso, il cui merito sta nel far arrivare integro e grave il messaggio di Shakespeare: in un'Inghilterra corrotta e depravata, che rinnega se stessa fin dalle origini e tradisce il proprio valore, non c'è scampo per nessuno e chi stoltamente si crede carnefice imbattibile sarà la prima vittima della sua bramosia e delirio di onnipotenza, per mano di uno tra i più prossimi e "fidati".
Giovanni Luca Montanino