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Wonderland Festival – Brescia tra fiabe e nuove creatività 2012 di Claudio Facchinelli

Il ritorno di Hula doll Il ritorno di Hula doll Tony Clifton circus

 È un festival giovane, organizzato con passione, quello che si è svolto da fine gennaio a tutto aprile a Brescia, presso la Residenza Idra, sede di produzione della compagnia Teatro Inverso. S'intitola "Wonderland Festival – Brescia tra fiabe e nuove creatività" e, malgrado la precarietà economica che connota ormai ogni iniziativa culturale, è già arrivato alla sua quarta edizione. Il termine "fiaba", presente nel sottotitolo, ritorna nella sua radice etimologica, come in un ammiccamento linguistico, nel nome delle tre sezioni in cui il festival si articola: "Confabula", per la nuova drammaturgia, "Fabula rasa", per il teatro di figura; "Fabulando" per il teatro ragazzi.
Il 28 gennaio il festival si è aperto con un momento rituale e quasi scaramantico, che il direttore artistico, Davide D'Antonio, ha voluto intitolare con una domanda retorica: "La notte della cultura?". Una sorta di kermesse – come lui stesso la definisce – dal tardo pomeriggio fino alle 4 del mattino, articolata in performance, installazioni sonore, aperitivi con musica, con l'obiettivo "di celebrare per una intera notte – come si legge nel manifesto del festival – la cultura, sperando di non ballare sulla tomba di un morto".
Ma il manifesto del festival prosegue, brandendo l'utopia con generoso, impudente entusiasmo:
"Apriamo un teatro, una residenza di produzione nel centro storico di Brescia, perché vogliamo offrire alla città un nuovo luogo dove il pensiero possa crescere liberamente, e trasformarsi in ricchezza per la città stessa; un luogo dedito al contemporaneo, aperto agli attraversamenti più inediti, con un occhio particolare alle giovani generazioni".
Il panorama degli spettacoli in programma è stato ampio ed articolato: c'è l'impegno civile, più spesso coniugato al femminile, (È bello vivere liberi!, diretto ed interpretato da Marta Cuscunà, e Shirtwaist, di Jane Bowie); c'è il circo (Il ritorno di Hula Doll, di Tony Clifton Circus); si recuperano personaggi classici della fiaba, come Pinocchio e Alice; si rivisita Beckett (Fine partita per un attore e un pupazzo di Fondazione Castello di Padernello/Teatro dell'Orma) e si mette in scena Pinter (La collezione di Linkastro)
L'estensione temporale del festival, spalmata su una serie di fine settimana, ha reso problematica una frequentazione assidua e continuativa da parte del recensore forestiero, che deve, per onestà ma con rammarico, limitarsi a riferire sulle poche cose cui ha assistito di persona.
In un terreno di confine fra teatro, fumetto e nuova drammaturgia, si collocano i due lavori che, dopo l'inaugurazione, hanno aperto il festival. Prodotti rispettivamente dalla Compagnia Elena Vanni (A.R.E.M. Agenzia Recupero Eventi Mancanti) e da Carrozzeria Orfeo (Robe dell'altro mondo), sono nati ambedue da ROAAAR, un cantiere di produzione artistica che ha messo in relazione teatro e arte visiva, ideato dalle due compagnie in collaborazione con Residenza Idra e la Scuola Internazionale di Comics di Brescia, realizzato grazie al contributo della Fondazione Cariplo.
Nel primo l'affascinante, duttile, ironica Elena Vanni (la ricordo nella bellissima – e giustamente premiata – Storia di una B.rava R.agazza), coadiuvata in scena da Francesca Farcomeni e Noemi Parroni, scommette sulla capacità dell'affiatato team di inventare e realizzare, sul momento, una drammaturgia ogni volta costruita ex novo, come improvvisazioni musicali su tema, che nasce da brevi soggetti estratti a sorte fra quelli forniti anonimamente dagli spettatori, tratti dai loro ricordi personali. Col supporto di minimali arredi di scena (tre telai di ferro verticali, montati su rotelle) le tre ragazze, vestite di strambi abiti in bianco e nero, con la inconsapevole complicità del pubblico, rivestono di immagini, strutturate come strip di un fumetto, brandelli di memorie private, spesso semisepolti nell'inconscio.
Robe dell'altro mondo, Carrozzeria Orfeo si pone un obiettivo più scopertamente critico e satirico nei confronti della società contemporanea, della quotidianità, con i suoi luoghi comuni, i pregiudizi, le violenze, le ipocrisie, intrecciando, con un sapiente uso delle maschere, storie e personaggi apparentemente non collegati fra loro, che finiscono invece per ritrovare un bandolo comune.
Con InvisibilMente, della Compagnia Menoventi (premiata dalla Rete Critica 2011), Consuelo Battiston e Alessandro Miele, con la regia di Gianni Farina, trascinano lo spettatore nelle spire di una logica assurda e demenziale: quaranta minuti in cui non succede assolutamente nulla, salvo un impercettibile, progressivo slittamento verso una sempre più disperata comicità.
Infine, Exit – partenze improprie da se stessi, una coproduzione Residenza IDRA-Teatro Inverso, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo presentata in prima nazionale. Ispirato a Esodo, un racconto di Chuck Palahniuk, affronta il delicato tema della pedofilia ma, pur apprezzandosi il generoso tentativo di trattare l'argomento in una prospettiva dialettica, e l'apporto attorale della brava Daniela Visani, il lavoro non appare del tutto convincente, e sembra necessitare di una ulteriore maturazione.
A conclusione, vorrei soffermarmi ancora sulla confezione teneramente artigianale dell'intera iniziativa, realizzata in uno spazio ridotto ma accogliente, dove i camerini, con un banco ingombro di pentole e vasellame, servono anche per ospitare le residenze e, alla bisogna, diventano foresteria (come ho avuto modo di sperimentare piacevolmente).

Ultima modifica il Domenica, 17 Marzo 2013 09:53
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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