poema drammatico di George Gordon Byron
(nuova traduzione italiana di Enzo Moscato), musica: Robert Schumann
direttore d’orchestra: Gianandrea Noseda, regia: Andrea De Rosa
con Valter Malosti e (in ordine alfabetico) Marco Cavicchioli, Francesca Cutolo, Milvia Marigliano, Daniela Piperno
scene: Sergio Tramonti, costumi: Fabio Sonnino, luci Pasquale Mari, suono Hubert Westkemper, Maestro del coro Roberto Gabbiani
Orchestra e Coro del Teatro Regio Torino,
Teatro Regio, dal 19 al 23 giugno 2010
Il tormento di Manfred, protagonista dell' omonimo poema drammatico di Byron del 1817 e per il quale nel 1848 Schumann compose le musiche di scena, è la vita, il dolore di esserci e un oscuro delitto che gli pesa sul cuore come la morte della bellezza e dell' amore. Il Carignano (prima) e il Regio di Torino (ora) lo portano in scena nella sua complessità di musica e parola con la regia di Andrea De Rosa e la bella traduzione di Enzo Moscato. La musica è affidata all' orchestra e al coro del Regio diretti da Gianandrea Noseda. Manfred, come il Prospero scespiriano, conosce e governa il mondo degli spiriti, li evoca e con essi parla. Ma l' eroe romantico è affamato di assoluti: Manfred sa che l' albero della conoscenza non è l' albero della vita e rifiuta tutte le costruzioni umane che cercano di dare un senso all' esistenza, Filosofia, Scienza, Religione; speranza, soccorso di Dio, sopportazione, parole inventate per «bestie da soma». Cerca l' oblio reso impossibile da quel delitto d' amore e il corpo della giovane amata Astarte è sempre presente in scena: nudo, adagiato su un letto-pedana che accoglierà anche Manfred. Intorno a lui spiriti dai capelli platinati, le brave Francesca Cutolo, Milvia Marigliano, Daniela Piperno, un cacciatore, un abate, entrambi ben recitati da Marco Cavicchioli. Al Carignano l' orchestra è sul palco e un castello di impalcature con un velario la separa dal proscenio dove giace Astarte. Lo spettacolo nelle luci ha toni pop per tagliare la cupezza di una tenebra difficile da fendere. Valter Malosti è uno bravissimo Manfred, disperato «pagliaccio del Tempo e del Terrore» che allo struggimento preferisce la rabbia e l' ironia, abbracciando disperatamente l' impotenza dichiarata dell' uomo che vive schifando la vita, temendo e cercando la morte e un perdono che mai verrà.
Magda Poli